Da Reggio Calabria a Sidney. Un’emozione lunga tre continenti
di Emilio Malara
L’idea nasce diversi anni fa da una combinazione di eventi: “…Ero al porto di Gioia Tauro e ammiravo le immense navi dirette in ogni parte del mondo ed avevo appena finito di leggere il libro di Tiziano Terzani dal titolo “Un indovino mi disse”, in cui lo scrittore raccontava dei suoi spostamenti in Asia solo via terra e con i mezzi pubblici a causa della profezia di un indovino che gli aveva predetto di non prendere l’aereo. Decisi così di intraprendere un‘impresa del genere: raggiungere l’Australia, mio luogo di nascita, via terra in automobile.
Ne parlai con Carmelo, mio amico e collega il quale ne fu molto entusiasta e decidemmo di lanciarci in questa avventura. Iniziammo ad organizzare il viaggio spedendo centinaia di e-mail in ogni parte del mondo per avere informazioni e consultando altri viaggiatori che avevano fatto un’impresa simile. Dopo diversi tentativi, siamo partiti il 22 settembre 2012 dalla nostra città Reggio Calabria, alla volta di Sydney.
Per il viaggio abbiamo comprato una Fiat Ulysse, attrezzandola in modo da poterci dormire in caso di necessità. Non abbiamo portato alcun pezzo di ricambio e nessuna modifica è stata apportata all’auto. Non avevamo a bordo nemmeno un navigatore, ma solo alcune carte geografiche dei luoghi da attraversare. Molti non credevano nella nostra impresa partendo dalla convinzione che, intraprendere un viaggio del genere comporta tante difficoltà e che le auto debbano essere abbastanza equipaggiate e predisposte ad affrontare condizioni impervie: invece abbiamo avuto ragione noi: ci siamo riusciti! Altri viaggiatori, quasi tutti a bordo di moto, sono riusciti ad andare dall’Italia in Australia, ma probabilmente Carmelo ed io siamo tra i pochi, se non gli unici italiani, ad avere fatto il viaggio più lungo via terra.
In sostanza per raggiungere Singapore è necessario attraversare o la Cina o il Myanmar. Tranne pochi “tapponi” di quasi mille km in un giorno, come il primo da Reggio a Bologna, abbiamo percorso giornalmente dai 300 ai 500 km, per poter anche visitare i luoghi che attraversavamo, soffermandoci qualche giorno in più nelle città più interessanti. La prima sosta vera e propria e stata Budapest in Ungheria. Ci siamo fermati un giorno intero. Da Budapest abbiamo raggiunto l’Ucraina. È passata la frontiera che si incomincia ad avvertire la povertà di quella regione, ma ci siamo ricreduti dopo visitando l’Viv e poi Kiev, due splendide città.
La prima frontiera controllata e quella dell’Ucraina in Russia. Nonostante tutti ci chiedessero un “present” (regalo), riusciamo a passare senza problemi e senza dare nulla in più di quanto non sia dovuto. Anche la campagna russa ci appare povera. Il parco macchine è molto vecchio, con le Lada ferme, con il cofano alzato ai cigli delle strade. In Russia abbiamo il primo intoppo: ad Ufa, una città di due milioni di abitanti, si rompe l’alternatore dell’auto e a Ekaterinburg finiamo fuori strada. Devo dire che eravamo un po’ prevenuti sul popolo russo, ma sbagliavano. Abbiamo trovato, invece, sempre persone gentili e cortesi che ci hanno veramente aiutati per ogni difficoltà.
A Kemerovo in Russia, ci siamo incontrati con una coppia di belgi in giro da due anni per il mondo con la loro Toyota. Insieme abbiamo proseguito per attraversare la Cina e dividere gli alti costi dei vari permessi. Avevamo lasciato il caldo e il sole in Europa, mentre nella desolata Siberia, nonostante fosse ottobre, faceva molto freddo e con temperature spesso sotto lo zero. Sostiamo otto giorni nella capitale della Mongolia, Ulaan Baatar, in quanto ai nostri compagni di viaggio non rilasciavano il visto d’urgenza per l’ingresso della Cina. Questo ritardo contribuirà, più tardi, sulle nostre future scelte. Ottenuti i visti ci inoltriamo nel deserto dei Gobi su strade sterrate.
Al confine incontriamo la nostra guida cinese che ci accompagnerà “consigliandoci” gli alberghi e l’itinerario fino al confine con il Laos. Dovete sapere che in Cina per noi stranieri, è tutto consigliato. Abbiamo visitato le grotte di Yungang, l’esercito di terracotta a XI An e la riserva dei panda giganti a Chengdu. Lasciata la Cina entriamo nel Laos. Lo scenario che si presenta a noi è di una bellezza straordinaria con verdi montagne e strette vallate solcate da ruscelli. I villaggi sono molto poveri, le persone vivono in delle capanne e i bambini camminano sporchi e semi nudi per le strade, ma hanno un’aria beatamente felice.
Poi è la volta della Thailandia. A Phuket ci concediamo tre giorni di relax al sole andando a visitare isole stupende di una bellezza incontaminata. Intanto le automobili ci vengono incontro dalla parte opposta. Carmelo però si è adattato subito al cambio di guida prendendo solo una rotonda all’inverso e in un’altra occasione percorrendo 500 metri contromano prima di capire che le auto non erano in sorpasso.
Riprendiamo la marcia ed arriviamo sul ponte che separa la Malesia da Singapore, però ci rispediscono indietro in quanto, diversamente dagli altri stati, le pratiche d’ingresso con l’auto si fanno in città. Il giorno dopo raggiungiamo Singapore in taxi, ma scopriamo che, il container per spedire l’auto, sarebbe partito con due giorni di ritardo. Inoltre, cosa che non conoscevo, lo sdoganamento dell’auto in Australia prevede una quarantena di almeno tre giorni.
Il ritardo accumulato sulla tabella di marcia all’arrivo a Singapore ci ha portato alla decisione di rottamare l’auto in Malaysia e di non spedirla a Singapore per l’Australia. Così rottamata l’auto a Johur Bahru in Malaysia, abbiamo raggiunto in autobus l’aeroporto di Singapore e da lì siamo arrivati a Bali in Indonesia per una sosta tra le onde dell’oceano solcate dai surf e finalmente a Darwin in Australia da dove abbiamo continuato il nostro itinerario fino a Sydney con un’auto a noleggio, una Toyota Camry, non prima di avere corso a piedi intorno ad Uluru e cercato opali a Cooper Pedy. A Sydney siamo arrivati la sera del 7 dicembre dopo 26.400 km e 77 giorni di viaggio. Siamo rientrati poi in aereo verso l’Italia il 18 dicembre 2012”.
www.reggiosydneyroadtour.wordpress.com
testi e foto E. Malara